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Una passeggiata nella storia del Finocchino
Si racconta che già nell'Ottocento quando lo si metteva a cuocere in forno, si diffondesse un fragrante ed inconfondibile profumo per le colline intorno al paese: da qui forse è nato il successo del Finocchino, il "re dei biscotti" dalla caratteristica forma di piccolo parallelepipedo tipico di Refrancore. C'è chi ricorda ancora come la principessa Jolanda e il Conte Calvi, i reali del castello di Montemagno, arrivassero a cavallo in centro paese per comprare personalmente i dolcetti appena sfornati, o l'impegno del dottor Alessandro Colli, ex medico condotto del paese, per brevettarli come farmaco da vendere agli ammalati per la leggerezza, la friabilità e l'alto potere nutriente. In realtà più che di biscotto, sarebbe meglio parlare di "triscotto" per la sua triplice cottura in forno con doppia tostatura. L'invenzione del Finocchino rimane perlopiù incerta. La memoria orale ne attribuisce la creazione a una maestra elementare che, verso l'inizio dell'Ottocento, possedeva una drogheria in Corso Umberto I°. Dopo aver fatto l'impasto li portava a cuocere nel forno della pasticceria di Giovanni Maggiora "Giuaninet", decano dei pasticceri refrancoresi, a cui va il merito di aver perfezionato la ricetta mettendoli in commercio per primo. Tra profumi di spezie e di caffè, potrebbe essere dunque nato il Finocchino. E l'ipotesi sembra più che probabile, visto che per dare il caratteristico sapore si usavano i semi di finocchio finemente tritati. Oggi all'impasto viene aggiunta l'essenza naturale di anice. Gli altri ingredienti sono rimasti quelli di un tempo: uova, zucchero, farina. Ma l'amalgama degli ingredienti resta segreta. Refrancore è quindi da decenni la patria dei pasticceri: sono decine, presenti di generazione in generazione in tutt'Italia e anche all'estero. Il Finocchino rimane ancora oggi il loro comune denominatore. Dalla testimonianza di Aida Maggiora, 82 anni, bis-nipote del pastisé Giovanni.
Documenti allegati:
Il vero Finocchino di Refrancore (31,5 KB)
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