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Descrizione
Già in epoca romana nella zona doveva esistere un qualche insediamento -magari una cascina o poco più- come è provato da alcuni ritrovamenti effettuati da contadini durante i lavori agricoli; in particolare, nel 1874, vennero alla luce i resti di una tomba ad incinerazione che offrirono, oltre ad un unguentario, una bellissima coppa di vetro soffiato decorata con tralci d'edera e recante l'iscrizione in greco: "Ennione fece. Il compratore ricordi!". Questo importante e stupendo pezzo, databile alla seconda metà del I secolo d.C., è ora conservato al museo del Louvre di Parigi.
Il segno della storia ritornò nella valle della Gaminella qualche secolo più tardi: qui, secondo il racconto di Paolo Diacono, intorno al 663 infuriò una violenta battaglia tra Franchi e Longobardi dove i primi ebbero la peggio tanto da colmare con il proprio sangue il torrente, che da allora venne appellato rivus ex sanguine francorum e che prestò il nome di Rivus Francorum al piccolo insediamento sorto nelle vicinanze. È, forse, poco più di una leggenda ma offre però una suggestiva spiegazione al nome un poco anomalo del paese.
Il primo documento certo dell'esistenza di un piccolo borgo fortificato chiamato Rivo franchoris, pertinenza del potente feudo imperiale di Annone, risale al Dicembre 1197 quando il podestà di Asti Alberto de Fontana decretò il possesso inalienabile da parte del Comune di Asti del "castello di Annone col borgo e il villaggio, con Refrancore, con Cerro e con Foresto..."; pochi giorni dopo Asti investì Enrico di Quattordio di tali possedimenti.
È solamente a partire dal XIV secolo che Refrancore compare nei documenti ufficiali come entità autonoma e svincolata da Annone, e nel Maggio 1355 l'imperatore Carlo IV di Boemia, nominando suo Vicario imperiale il Marchese Giovanni di Monferrato, concede a questi numerose investiture tra le quali il feudo di Rivus franchorium.
L'incisione che illustra il testo del Codex Astensis, databile a quell'epoca, mostra un piccolo castello quadrangolare difeso da alte mura merlate e da due torri, una quadrata e l'altra circolare: un piccolo nucleo forte che, con molta probabilità, occupava l'area del futuro ricetto, ancora oggi ben conservato.
Le vicende del feudo seguirono quelle del Marchesato di Monferrato e Refrancore fu concesso dai marchesi a diversi feudatari, tra i quali si evidenziano Bernardo Valperga di Mazzè, Mercurino Arborio di Gattinara e Costantino e Aranito Comneno principi di Macedonia. A tal proposito e interessante citare la lettera in cui il 27 agosto 1450 Francesco Sforza chiede che, come convenuto, si restituiscano il castello e la terra di Refrancore e i capitoli tra Gugliemo VIII di Monferrato e la comunità refrancorese (1456).
Nel 1547 Aranito Comneno vendette Refrancore al nipote Leonardo di Tocco, principe di Acaja e di Montemiletto, discendente di un'illustre stirpe longobarda del beneventano, imparentata, come si è già accennato, con i principi di Macedonia e, dal XVIII secolo, con la casa reale di Scozia, gli Stuart; una famiglia importante e molto potente, che resse il feudo fino al 1829 ma che però, risiedendo a Napoli, ebbe pochi motivi di interesse per il piccolo paese monferrino, lasciato alle cure di avidi procuratori locali.
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